Storia dell’Albania - anarchia Albanese del 1997

Anarchia Albanese del 1997

Nota anche come Crisi della Piramide, Anarchia in Albania, Guerra Civile.

Anarchia Albanese era un movimento anti-governativo iniziato il 24 Gennaio a Lushnja e terminato il 24 Luglio 1997, dopo le dimissioni di Sali Berisha da presidente del paese.

La causa della ribellione fu il fallimento degli schemi piramidali, che portarono alla perdita di circa 1,2 miliardi di dollari di risparmi degli Albanesi. L’opposizione ha incanalato le proteste in modo politico, chiedendo le dimissioni del governo e del presidente Berisha.

L’incompetenza e la diserzione nei ranghi dell’esercito hanno fatto cadere il paese nelle mani dei Comitati di Soccorso Pubblico e delle bande armate, soprattutto della parte meridionale, il centro assoluto della ribellione era Valona.

Diverse proteste hanno avuto luogo per risolvere la crisi, la prima si è svolta a Valona il 16 Gennaio, seguita poi da tante altre che hanno causato molti danni.

In alcune città come Lushnja, Valona, Tirana, Peshkopia, i residenti bruciarono i palazzi dei comuni e altri istituzioni circostanti. Il 30 gennaio il Forum per la Democrazia è stato formato dai partiti di opposizione. Il 4 febbraio è iniziata la distribuzione del denaro perso, ma la gente ha continuato a protestare, distruggendo e bruciando ogni cosa in città, compreso l’attacco alla polizia di stato.

Anarchia Albanese le date fondamentali

Il 20 febbraio a Valona,​​ circa 50 studenti universitari fanno lo sciopero della fame, le loro richieste erano le dimissioni del governo e la piena restituzione del soldi, questo sciopero è stato il principale istigatore che ha portato la situazione al conflitto armato.

Il 22 Febbraio il “Forum per la Democrazia” è diventato un sostenitore dello sciopero, mentre la situazione in città rimane grave e anche gli studenti di Gjirokastra e Elbasan e successivamente incoraggiati da FRESSH gli studenti di Valona a Tirana si uniscono allo sciopero.

Il 28 Febbraio 1997, forze ribelli dopo aver rafforzato le difese intorno l’edificio dell’Università, hanno attaccato l’edificio e lo SHIK il servizio di intelligence Nazionale, a causa di questo improvviso attacco, persero la vita diverse persone, alcune delle quali erano ufficiali ma molti erano civili. Il massacro del 28 Febbraio segna l’inizio della guerra civile di 10 giorni e la fine dell’ordine a Valona per circa un anno.

Il 1 Marzo 1997, la città di Valona è stata lasciata senza un leader statale, a seguito della notizia dell’attacco allo SHIK, è stato dichiarato lo stato di emergenza e la città è stata circondata a difesa.

Il 2 Marzo il governo di Alexander Meks si dimette per non aver risolto la crisi e il parlamento approva il capo dello SHIK Bashkim Gazideden per ristabilire l’ordine. Lui ordina la chiusura delle scuole a livello nazionale a tempo indeterminato e impone restrizioni alla stampa e alla fornitura di beni ai consumatori.

Il 3 marzo Sali Berisha viene rieletto Presidente della Repubblica, cosa che ha portato ancora più rabbia tra i ribelli che attaccano Saranda, bruciando e distruggendo ogni istituzione lì.

Il 4 marzo viene formato a Valona il Comitato di soccorso pubblico di Valona,​​ che di fatto compie un colpo di stato furono installati ostacoli ovunque a Valona, ​per impedire l’ingresso dello SHIK, mentre gli studenti terminano lo sciopero. Cominciano a diffondersi le teorie sulla divisione Nord-Sud del Paese.

Il 6 Marzo Sali Berisha incontra i rappresentanti dei partiti politici e firma una dichiarazione in cui condanna gli attentati ai magazzini e chiede la consegna delle armi.

Il 7-8 Marzo, i ribelli di Saranda, in collaborazione con la gente del posto, hanno sconfitto l’esercito a Gjirokastra.

Il 9 Marzo viene formato il governo di riconciliazione nazionale, guidato da Bashkim Finon, sindaco di Gjirokastra. Il Comitato di salvataggio di Valona sostiene l’accordo del 9 Marzo, intanto, la ribellione si è diffusa nel nord del paese, ponendo fine alla guerra civile e aprendo la strada all’anarchia e al governo delle bande armate, soprattutto nel sud dell’Albania.

L’11 Marzo viene formato un Comitato del Sud per chiedere le dimissioni di Berisha e propone anche che Valona sia dichiarata capitale, nel frattempo continuano le ribellioni e gli attacchi. La più grande strage degli eventi del 1997 avviene nel villaggio di Levan una frazione Fier, dove 24 persone sono rimaste uccise negli scontri tra gli ariani e una delle bande più pericolose del Paese.

Nel canale d’Otranto una nave Albanese guidata da una delle cosche di Valona viene attaccata dalla marina italiana e affonda, il saldo è di 82 morti. L’anarchia continua per tutto aprile e maggio e culmina con il massacro di Cërrik il 23 Maggio.

Il 17 Aprile, le forze politiche hanno deciso di tenere elezioni anticipate che si svolsero il 29 Giugno 1997, con la vittoria del Partito Socialista e dei suoi alleati. I democratici subiscono la perdita più profonda della loro storia: lo stesso giorno si tiene un referendum sulla forma di governo del Paese dove con il 65% dei voti la Repubblica vince contro la monarchia.

Da un bilancio redatto per il periodo della ribellione risultano 200 milioni di dollari di danni materiali e oltre 3800 morti di cui 360 poliziotti e 5000 feriti. L’economia del paese è stata completamente distrutta. Dopo l’intervento internazionale in cui circa 7000 soldati sotto la guida dell’Italia sono venuti in Albania e hanno contribuito a stabilire la legge, è tornata la normalità.